La ricetta di un sorriso

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ricetta-sorrisoQuali strumenti abbiamo a disposizione per operare come volontari clown, qualunque sia il contesto? Abbiamo bisogno di sfoderare le nostre “arti magiche”, le nostre “arti scultoree” di palloncini, le nostre abilità di comici per far ridere sempre e comunque chi abbiamo di fronte? La risposta, per mia esperienza, non risiede in tutto questo. Uno strumento per eccellenza abbiamo a disposizione: noi stessi! Per questo ho deciso di raccontare un piccolo episodio, una lunga scena, quasi fosse la sequenza di un film, che ho vissuto in prima persona e porterò sempre con me in ricordo di quanto è bello essere clown.
Era all’incirca il secondo anno di volontariato quando mi trovai con due amiche clown nel reparto di Pediatria Oncologica dell’Umberto I, reparto che conoscevamo anche e soprattutto per i piccoli e i grandi che lo ospitavano in quel momento. Conoscevamo anche la piccola B. che sapevamo essere molto imprevedibile per apertura nei nostri confronti! Passava dal voler giocare con gioia un sabato al rifiutarci e lasciarci alla porta il sabato successivo. Quella volta entrammo facilmente nella stanza, non ci rifiutò, ma non ci stava degnando della minima attenzione! In quel momento esisteva solamente il Computer e un gioco di moda al quale stava giocando…noi non eravamo altrettanto interessanti! Ma la nostra caparbietà non ci lasciava indietreggiare di un passo, e rimanemmo in quella stanza per diverso tempo: volevamo giocare con lei, niente scuse! Senza pensarci tirai fuori dal marsupio un piccolo gioco, un pollice finto e luminoso che mostrai alla piccola B.: bingo! Le stava prestando attenzione! Sapendo che B. aveva grande simpatia per le ragazze, decisi di lasciare il pollice luminoso ad una delle mie due amiche clown e mi allontanai dalla stanza, chiudendo la porta dietro di me e impiegando il tempo a fare non-ricordo-più-cosa (3 anni sono tanti per tutti). Fatto sta che ad un certo punto decisi di rientrare da B.: “Chissà come va lì dentro?” Avreste mai pensato voi di ritrovarla al centro della stanza, con la sua piccola chitarra in mano, atteggiata a grande cantante folk, a suonare e accompagnare con la musica le clown che le ballavano intorno? Woodstock non era lontana, era lì davanti ai miei occhi, e B. era la protagonista assoluta J. Diventa difficile descrivere il momento di bellezza: in un attimo musica, danza, amicizia, sorpresa, gioco e divertimento erano tutti nello stesso luogo…e la serena nostalgia nel rivedere nella mia mente questa scena rende il ricordo meritevole di essere raccontato e rivissuto a lungo J